Quaderno tecnico di stile WADO pubblicato nell’ottobre del 1995.

Disponibile presso la segreteria del club.

IL KIAI

Ki: energia vitale, spirito; Ai: unione, incontro, conoscenza.

Il Kiai è l’espressione dell’energia vitale che è in ognuno di noi; lo spirito si attiva in vista di intraprendere un’azione e viene sospinto da un’energica determinazione che può manifestarsi in due modi: internamente “musei no kiai” o con il grido classico “yusei no kiai”.

E` fondamentale concentrare tutta l’energia nel basso addome lasciando che si sprigioni nel momento voluto.

Ricordare quindi che il Kiai non è solo un grido, ma deve nascere dall’addome ed esplodere in gola.

Momenti tecnici del kiai in combattimento:

1. Gridare per caricarsi (anche quando siamo spaventati).

2. Gridare quando l’avversario attacca e in quel momento, distraendolo, contrattaccare.

3. Gridare per distrarre l’avversario e quindi attaccarlo.

TANDEN – HARA

Per ottenere stabilità, equilibrio e potenza è molto importante concentrare l’attenzione nel tanden.

Il tanden è situato nella zona del basso ventre (hara), è il vero centro di noi stessi, del nostro corpo, è il fulcro dell’azione, della forza, della respirazione.

MOKUSO, MUSHIN, SATORI

Nel pensiero orientale un’importante meta da raggiungere è lo stato di “vuoto mentale” (Mushin).

Per noi occidentali questo concetto è molto difficile da comprendere, tentiamo però di capire che nella filosofia Zen il vuoto è l’opposto del nulla.

Nel pensiero buddista tutto esiste già dentro l’uomo e per raggiungere la perfetta conoscenza bisogna eliminare il superfluo, creare cioè il vuoto.

L’agire dell’uomo è, in genere, influenzato da paure, mistificazioni, pregiudizi e passioni che ottenebrano la mente, questi condizionamenti filtrano la realtà, deformandola. E’ solo liberandoci da tutto ciò che si fa spazio dentro se stessi e si riesce a vedere chiaramente; ci si muove allora, nella vita come in combattimento, con naturalezza, tranquillità e chiarezza.

Tutto l’addestramento dell’arte marziale tende al raggiungimento di questa liberazione, alla perfetta identità e simultaneità tra volontà e azione. Chi raggiunge questo stato è già sulla via dell’illuminazione (SATORI).

Per predisporre lo spirito nella pratica dell’arte marziale si ricorre all’esercizio del mokuso, un allenamento per svuotare la mente.

Il mokuso si esegue seduti in posizione “seiza” schiena diritta, testa composta, occhi semichiusi, si fissa un punto sul pavimento a circa due metri.

Il primo gradino è arrivare a controllare la mente (susosukan); per fare questo concentra la tua attenzione nella respirazione.

Fai fluire il respiro, pur seguendolo consapevolmente; inspira lentamente e profondamente e prendendo coscienza del movimento del diaframma, espandi totalmente l’addome.

Espira altrettanto lentamente facendo fuoriuscire l’aria contraendo l’addome.

Per aiutarti ulteriormente nella concentrazione conta piano dall’uno al dieci e ripeti. Il conteggio deve essere in armonia con il tuo ritmo respiratorio.

L’esercizio quotidiano del mokuso ti donerà una sensazione di rilassamento, di quiete, di libertà da ogni tensione.

IL CONCETTO DI SEN O SPIRITO D’ATTACCO:

Sen-sen-no-sen: I due combattenti hanno la stessa intenzione nel combattimento, la stessa idea di attacco. Uno di loro però attacca per primo e sorprende l’altro che non ha neanche il tempo di parare o schivare; subisce totalmente il sen dell’avversario spiritualmente e fisicamente.

Sen: I due combattenti attaccano entrambi, i loro sen sono quasi uguali, uno però è più veloce dell’altro (allungo, velocità, intenzione). tutti e due hanno sferrato l’attacco.

Go-no-sen: Tutti e due i combattenti hanno l’intenzione di attaccate, uno attacca per primo, l’altro vede la strada bloccata e senza mai cambiare la sua intenzione dovrà contrattaccare per altra via, schivando o parando, per poi reagire in entrata. Non dovrà mai in ogni caso pensare al bloccaggio o alla fuga ma sempre all’attacco.

NORME IMPORTANTI NEL COMBATTIMENTO

Kiwahayaku: Andare sempre avanti con spirito di combattimento. Sempre avere idea di attacco.

Kokorowashizuka: Nell’attaccare conservare sempre internamente grande calma e freddezza. Avere altresì grande determinazione nell’attacco e non impaurirsi della forza dell’avversario o della sua fama. Mai attaccare con frenesia, mai perdere il controllo di se stessi.

Miwakaruku: Ricordare che la migliore difesa è l’attacco. Sempre attaccare con grande velocità d’azione. Attaccare altresì con movimento morbido, mai rigido; scatti repentini avanti, indietro, e ai lati.

Mewahakirakani: Per avere visione più ampia nel combattimento non guardare mai fisso negli occhi il proprio avversario. Guardalo invece integralmente e dietro a lui due o tre metri, per avere ulteriori possibilità di strategia.

Wazawahageshiku: Quando si attacca si deve sempre farlo con determinazione e in profondità. Usare le proprie tecniche come un coltello tagliente.

KATA

La parola kata si traduce con forma, stampo, prototipo.

Il kata è un combattimento immaginario contro più avversari in direzioni diverse. Esso è il supporto delle ripetizioni che assicurano l’apprendimento e poi l’approfondimento dell’arte; ciò nonostante non conviene considerare il kata come un insieme di forme ma come il mezzo grazie al quale vengono fissate delle conoscenze ben più profonde.

Il kata è una miniera di tecniche, è uno studio della dinamica del corpo umano, è un metodo di produrre energia cinetica con specifici e adeguati movimenti del corpo come rotazioni, accelerazioni, azioni e reazioni in genere.

Il kata è il “maestro silenzioso”, esso insegna il tempismo, l’equilibrio, la precisione, il movimento del corpo, la consapevolezza, le combinazioni, la potenza, il kime, il rilassamento e la respirazione.

I SEI PRINCIPI DEL KATA (KATA NO ROKU GEN SOKU)

1. IKITA KATA: Il kata deve essere vivo! Il kata deve essere effettuato con una coscienza ed uno scopo.

2. INEN: Il kata deve avere concentrazione e spirito di combattimento.

3. CHIKARA NO KYOJAKU: Cambiamenti nell’applicazione di potenza: le tecniche devono essere forti o flessibili, dure o morbide.

4. WAZA NO KAN KYU: Variazione dei tempi di movimento: alle volte veloce, alle volte lento.

5. KI SOKO NO DONTO: Giusto ritmo nella respirazione: quando inspirare e quando espirare.

6. BALANCE: Mantenere un giusto equilibrio

KATA WADO RYU

I kata allenati nel Wado Ryu sono anche praticati da altri stili (Shorin Ryu, Shito Ryu, Shotokan Ryu); l’esecuzione e le denominazioni sono leggermente differenti ed è ciò che ne caratterizza i significati e lo stile.

I movimenti nei kata di Wado Ryu sono generalmente più piccoli che negli altri stili; quando un movimento è piccolo è più difficile ottenere l’accelerazione e la precisione.

I kata del Wado Ryu sono 17.

5 KATA PINAN:

Pinan Shodan

Pinan Nidan

Pinan Sandan

Pinan Yondan

Pinan Godan

12 KATA SUPERIORI:

Kushanku

Naifanci (Naihanci)

Chinto

Bassai

Seishan

Rohai

Niseishi

Wanshu

Jitte

Jion

Kawanakajima/Ryu Sei (non ufficiale)

Creato da Tatsuo Suzuki Sensei

Zansho (non ufficiale)

Creato da Paci Gallo Sensei