PICCOLA TRACCIA DI UN SIGNIFICATIVO RAPPORTO

Il 12 luglio 2011 è morto a Londra, all’età di 83 anni, Suzuki Sensei, conosciuto nell’ambiente anche come Prof. Suzuki,

8° Dan Hanshi di Karate Wado Ryu.

Non mi  metto a scrivere la storia di questo Grande Maestro di Karate, perché è già rintracciabile (con dovizia di particolari) in molte altre parti su Internet. Sarebbe solo una inutile ripetizione.

Il grande valore artistico di questo Maestro, però, è doveroso che venga anche da me richiamato, come è doveroso sottolineare che LUI è stato fra i GRANDI E PRIMI ALLIEVI diretti di chi ha ideato il nostro stile di Karate: il defunto professor H. OHTSUKA MEIJI. Quindi chi è stato a stretto contatto con il creatore di qualcosa per molti anni, per forza di cose diventa anche lui padrone della materia.

Al Professor Suzuki si deve anche la grande organizzazione in Europa del Karate Wado Ryu: a partire dagli anni ’60  fino alla morte di Ohtsuka Sensei avvenuta nel 1982.

I Grandi Maestri Giapponesi che hanno divulgato questo stile nei Paesi europei (e ce n’era uno o più in ogni Nazione) dipendevano tutti dalla sua direzione. Il nostro Toyama Sensei compreso.

Poco dopo quella data storica le cose cominciarono a mutare…

Innumerevoli sono i ricordi che mi legano a Suzuki Sensei, i trascorsi e i fatti che mi tornano alla mente. Non solo ricordi positivi e piacevoli, ma anche delle amarezze, delle delusioni e dei veri dispiaceri.

Per chi fa karate dal 1970 come il sottoscritto, e lo fa da professionista (e non due ore alla sera…anche se fatte seriamente, ma svolgendo tutt’altra attività durante il giorno) le cose che si pensano, le condizioni e le esperienze che si vivono (e quindi si condividono solo con altri professionisti della materia) nell’ambiente sono tantissime.

Ho sempre detto ai miei allievi che il M° Suzuki è stato il più Grande Artista Marziale di Wado che io abbia visto e frequentato: mi ha cambiato il modo di concepire l’allenamento e l’Arte, questo senza togliere nulla all’insegnamento che avevo ricevuto per moltissimi anni in precedenza dal mio Maestro, il Maestro Toyama.

Non voglio cadere nella banalità parlando del mio rapporto con il Maestro Suzuki e meno che mai voglio fare a  “gara” raccontando aneddoti di esperienze vissute (come accade in questo periodo, né lo vorrò fare un domani parlando di questo argomento ad un angolo di strada o all’interno di un dojo),  da persone afflitte da protagonismo, che vogliono apparire come i primi… o come i veri depositari di un’amicizia o di una conoscenza tecnica derivate da una stretta collaborazione con Lui. Tutt’ altro….

Il Maestro Suzuki resterà nella mia memoria di uomo e dentro il mio corpo di karateka indelebilmente, ma senza vanti.

Il suo “MESSAGGIO” resterà vivo in me e il suo “SAPERE”, per quanto potrò e saprò esserne capace, tenterò di trasferirlo sempre ai miei studenti.

L’ultima volta che mi sono allenato sotto la sua direzione è stato nel settembre 2009, dopo alcuni anni di mia voluta lontananza dalla sua Federazione in Italia…

L’ultima volta, invece, che l’ho visto, e molto cordialmente salutato, è stato l’anno dopo, a settembre 2010, in occasione dei Campionati europei a Jesolo Lido…

In entrambe le occasioni sono rimasto profondamente colpito e amareggiato! La condizione fisica del MIO MAESTRO…Un uomo molto malato e terribilmente devastato dal decorso della malattia. L’ombra dell’ uomo invincibile, stoico, d’acciaio fuori e dentro che avevo sempre conosciuto!

Così può diventare un Grande Guerriero?

Così può ridurre un uomo, un vero “Samurai”, lo strapotere del cancro e il suo tunnel?…

Ho molto riflettuto su tutto ciò. La cosa non mi ha lasciato indifferente, come se fosse un evento naturale di una vita giunta alla fine, ma pienamente vissuta…

L’ultimo contatto che ho avuto con Lui è stato attraverso Internet. Ci tenevo ad avere il Diploma di 7° Dan rilasciato da Lui, per il nostro lungo trascorso insieme… e per una fedeltà tecnica e stilistica che Lui sapeva io avrei portato avanti per tutta la vita…

Alla mia richiesta, la sua risposta è stata GIGANTE: non solo mi avrebbe dato il Diploma di 7° Dan, che avrei dovuto avere già da molto tempo, ma da sue precise parole: non avrebbe avuto nessun problema a concedermi l’ 8° Dan della sua Federazione, il più alto grado di stile, per il mio trascorso di tecnico e di professionista, a condizione però che fossi rientrato in seno alla sua Federazione in Italia e non con l’ attestazione internazionale, perché temeva, in caso contrario, di poter avere dei problemi di conflitto “politico”.

Non ho accettato (troppi i cattivi ricordi di…compagni non certo leali).

Conservo ancora quella MAIL (per me molto importante), dove, al di là di come si è risolta la cosa, rimane vivo l’intento e la Sua volontà in senso lato nei miei confronti…

Concludo con la seguente parola il mio affettuoso e sottile ricordo di un Grande Artista Marziale che veramente ho frequentato e che considero ancora oggi, con grande sincerità e ammirazione, il  MIO MAESTRO: LA VOLONTÀ. Essa era una dote della natura d’acciaio del

M° Suzuki (al di sopra del suo carattere alle volte discutibile), strettamente gemellata con la sua particolare maniera di interpretare lo STILE e le varie tecniche. È stata la sua immensa volontà, a mio giudizio, che gli ha permesso di diventare “GRANDISSIMO”, la volontà di allenarsi, allenarsi, allenarsi.

Questa è la chiave che tutti possono usare per aprire la porta del progresso tecnico, fisico e psicologico. A ognuno di noi vada il suggerimento di NON MOLLARE MAI.

UN GRAZIE DI CUORE SUZUKI SENSEI.

PACI GALLO

Stage a Caorle fine anni 80: Tatsuo Suzuki Sensei in Mokuso prima dell’allenamento.

Alcuni scritti olografi di Suzuki Sensei.

Intervista al Maestro Suzuki concessa alla rivista Fighting Arts nel 1982.

È interessante tentare un po’ di capire il Pensiero del Maestro e anche del “cambiamento dei tempi…”.

La seguente lettera del Maestro Suzuki è stata inviata ai più rappresentativi insegnanti e Maestri di Karate WADO nel mondo, alcuni anni prima della formazione reale della sua Federazione: la WIKF.

Si noti il nome originario con il quale il Maestro intendeva chiamare il suo “GRUPPO”. Ancora più significativo, però, è ciò che emerge dal suo scritto: lo sconforto proveniente dalla situazione del Karate in generale (fine anni ’80), ma anche il suo irriducibile CREDO nel voler tenere alto il valore assoluto di una importante eredità.

Hai Sensei !

Domo Arigato Gosaimasu